Il lento processo di recupero di questa storica cultivar tipica di Carovigno
Da sempre ci siamo posti come obbiettivo quello di garantire il completo recupero e la salvaguardia della coltivazione del pomodoro fiaschetto, anticamente da secoli prodotto nei territori ora facenti parte della riserva naturale di Torre Guaceto. Grazie all’importante collaborazione, avviata anni addietro, con l’Ente Parco di Torre Guaceto e Slow Food, possiamo finalmente dire che, a distanza di quasi 20 anni, questo sogno è diventato realtà.
La finalità che ha ispirato questo processo è incentrata sul riconoscimento del lavoro pluridecennale delle comunità agricole locali che sono riuscite a selezionare un patrimonio genetico che facilmente si adatti al clima e soprattutto al suolo che ospita le coltivazioni (particolarmente salmastro, vista la vicinanza al mare ed al fatto che anticamente questi territori erano ricoperti, appunto, dal mare).Questo pomodorino dal colore rosso acceso, dolce, succoso e serbevole, fa parte della storia gastronomica di queste terre da secoli: era ed è tutt’ora la base per le conserve che tutte le famiglie, anche di quelle urbane, producevano per l’inverno. Non era mai entrato nella mente e nella nostra cultura utilizzare un altro tipo di pomodoro, magari più famoso e redditizio, come il San Marzano, infatti nel Brindisino il sugo rosso della pasta è quello che deriva dalla passata di pomodoro Fiaschetto. Eppure, il pomodorino rischiava di scomparire, visti gli elevati costi di coltivazione e raccolta rispetto ad una resa troppo scarsa in relazione ad altre varietà di pomodoro.
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La quasi estinzione del pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto
La raccolta del pomodoro Fiaschetto in passato ha raggiunto livelli molto elevati; infatti circa 15 anni fa, si producevano circa 6-7 milioni di piantine. Col tempo, la crescente intensivazione e con la monosuccessione e con due cicli colturali all’anno, le piantagioni di pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto sono state colpite da patologie, che hanno comportato un notevole indebolimento della varietà.
Oggi, grazie ai nostri sforzi e alla ricerca delle antiche tradizioni di coltivazione che erano ancora vive nelle piccole produzioni dei contadini locali, stiamo assistendo ad una ripresa della coltivazione del Pomodoro Fiaschetto, con 100.000 piantine coltivate in 5/6 ha ca per una produzione di circa 1.500 q.li di pomodoro(vi è una densità di circa 15.000 piante per ha).
Le caratteristiche del pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto
Il Pomodoro Fiaschetto è una cultivar da consumo fresco con bacca ovale e pizzo, di colore rosso brillante e colletto verde, buccia sottile, ricca di semi, con peso medio di 15-20 grammi. Le piante presentano piccoli grappoli con 4/5 pomodori, con una polpa molto saporita e concentrata (il grado brix è piuttosto alto, e può raggiungere valori intorno a 8/9).
La coltivazione a ridosso della zona costiera della Riserva Naturale di Torre Guaceto e l’impiego di acqua salmastra prelevata dai pozzi in superficie, conferiscono al pomodoro il tipico sapore acidulo-salmastro. La produzione media per piante è pari a 1,5-2 kg, per un totale di circa 250 q.li/ha. Oltre al consumo fresco questo tipo di pomodoro si presta molto bene per la produzione di passate di pomodoro e pomodoro semisecco, uno dei nostri cavalli di battaglia, che puoi scoprire cliccando qui.
Vantaggi del pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto
Abbiamo quindi voluto sperimentare sulla propria terra come si possa ottenere un prodotto di qualità senza utilizzare prodotti chimici di sintesi che inquinano il suolo, i frutti e la salute dell’uomo.
La scelta del metodo biologico per la produzione del Fiaschetto (attraverso l’utilizzo di bassi input di acqua e la totale e assoluta assenza di sostanze chimiche di sintesi) è stata dettata anche dal fatto di essere all’interno di un’area naturale protetta e quindi di un laboratorio di sviluppo sostenibile dove l’agricoltura può essere condotta in maniera biologica ed essere occasione per favorire la cooperazione tra contadini nella conservazione del germoplasma locale e nel produrre cibi sani oltre che dimostrare che lavorare e produrre all’interno di un Parco può essere conveniente per l’ambiente, per la salute ed economicamente vantaggioso.
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